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ROOTT P per una facile gestione dell’area pterigoidea

L’accesso all’area pterigoidea e il corretto posizionamento degli impianti possono essere visti come un caso impegnativo per gli implantologi, poiché la mascella posteriore presenta limitazioni diverse sotto forma di qualità ossea, quantità, anatomia del seno mascellare e accessibilità. Il posizionamento di impianti nella regione pterigoideo-mascellare apre nuove strade nella riabilitazione della mascella posteriore atrofica.

ROOTT P

Caratteristiche peculiari dell’impianto ROOTT P :

  • Autoperforante;
  • Autofilettante;
  • Autocondensante;
  • Apice sottile, fili larghi;
  • Vite protesica Ø 2.5 ultra resistente.

L’impianto pterigoideo è progettato per risolvere il problema del restauro implantare nel mascellare posteriore a causa della presenza del seno e della limitata qualità dell’osso in questa regione.

L’impianto ROOTT P rispetta l’anatomia, caratterizzato da una sottile filettatura apicale autofilettante che si innesta facilmente nel processo pterigoideo corticale e da un corpo implantare audace con grosse spire spesse appositamente progettate per condensare l’osso trabecolare presente nella tuberosità mascellare (Fig. 1)
Il corpo dell’impianto presenta una filettatura progressiva che offre compressione nell’area della tuberosità, dove la densità ossea è spesso limitata. La specifica progettazione dell’apice dell’impianto pterigoideo garantisce un innesto preciso nell’osso corticale della parete mediale della placca pterigoidea, determinando la massima compressione dell’osso spongioso da parte delle spire a design progressivo.

Fig. 1

Per gli impianti pterigoidei viene utilizzata una tecnica di inserimento specifica che spesso prevede l’inserimento manuale senza perforazione. Per la tecnica chirurgica si utilizza una sola fresa ad una velocità di lavoro di 600 giri/min e l’inserimento dell’impianto avviene a mano (manualmente) con l’ausilio dello strumento ETAO. Questo metodo è chiamato “tecnica Soft”.

Con ROOTT P è possibile stabilire la resistenza alla forza assiale e non assiale dopo l’osteointegrazione.

Figura 2

Evita le complicazioni

Alternative come gli impianti zigomatici per la riabilitazione della mascella posteriore possono spesso causare ulteriori complicazioni, quali strappo della membrana del seno durante le procedure di rialzo del seno e infiltrazione di innesti nel seno oltre alla perdita di innesti ossei dovuta al riassorbimento osseo dopo procedure di aumento osseo. Ulteriori conseguenze e complicazioni dopo l’inserimento di impianti zigomatici sono rappresentate da: formazione di fistole oroantrali, penetrazione e lesioni orbitali, deficit nervosi sensoriali temporanei e fenestrazione corticale vestibolare (F. Tzerbos et. al. 2016).

 

Controllo della regione pterigoidea con ROOTT P

ROOTT P rappresenta l’opzione più sicura e meno invasiva per pazienti e specialisti. Gli impianti posizionati nell’area pterigomascellare vengono angolati senza l’applicazione di pressioni assiali dirette all’impianto. Tuttavia, una volta osteointegrati, i rapporti (Agbaje JO, H. Diederich, 2018) mostrano che questi impianti resistono a tutte le pressioni assiali e non assiali meglio di qualsiasi altro impianto mascellare. Inoltre, il paziente tollera bene l’impianto, senza alcuna complicazione nel mantenimento della parola o dell’igiene orale. La riabilitazione della mascella posteriore con impianti pterigoidei è vantaggiosa perché gli impianti sono biomeccanicamente stabili e hanno un elemento intermedio a sbalzo.

Fig. 3 Anatomia della regione pterigoidea

Poiché l’anatomia della regione pterigomascellare varia notevolmente da individuo a individuo, è necessario eseguire un esame radiologico pre-chirurgico personalizzato ogni volta che si intende inserire un impianto pterigoideo in questa posizione. Diverse variabili influenzano la densità ossea nell’area pterigomascellare, tra cui lo stato dentale (i pazienti edentuli hanno una densità ossea inferiore), l’età (la densità diminuisce con l’invecchiamento) e il sesso (le femmine hanno una densità ossea statisticamente inferiore). Tuttavia, è stato dimostrato che la densità ossea del processo pterigoideo è sempre maggiore di quella della tuberosità mascellare, e quindi dovrebbe essere la posizione preferita per l’ancoraggio dell’impianto in una mascella atrofica (Fig.2).

Evitare l’aumento osseo e il rialzo del seno mascellare

L’aumento osseo è spesso necessario per consentire l’inserimento di una quantità e lunghezza sufficienti di impianti per sostenere la protesi implantare. L’osso insufficiente per l’ancoraggio dell’impianto è spesso causato da una scarsa qualità dell’osso nella mascella posteriore, insieme a un’altezza ossea verticale ridotta a causa della pneumatizzazione del seno e della parodontite cronica. La chirurgia è spesso utilizzata come soluzione per la malattia parodontale, la perdita dei denti nella mascella superiore e il riassorbimento dell’osso nel corpo dopo l’estrazione del dente. La chirurgia del rialzo del seno è particolarmente difficile con una guarigione prolungata di almeno 6 mesi.

Fig. 4

Interventi meno invasivi e opzioni che fanno risparmiare tempo a dentista e paziente sono garantiti dall’impianto pterigoideo ROOTT P.

 

Riferimenti

1. Tzerbos, F., Bountaniotis, F., Theologie-Lygidakis, N., Fakitsas, D., & Fakitsas, I. (2016). Complicanze degli impianti zigomatici: la nostra esperienza clinica con 4 casi. Acta stomatologica Croatica, 50(3), 251–257. https://doi.org/10.15644/asc50/3/8

2. Agbaje JO, Diederich H. Concetto minimamente invasivo per la riabilitazione della mascella edentula con impianti monoblocco. Int J Case Rep Short Rev. 2018;4(2): 027-030

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